La schiuma tossica


Editoriale
Tredimensioni 7(2010) 116-119



L’incapacità di comunicare il proprio stato d'animo porta a parlare fuori tema. Il passaggio dal fuori tema alla falsità segue a ruota. E il risultato è la schiuma tossica. 

I passaggi sono i seguenti:

- le persone anziché confidarsi si estraniano,

- ognuna rimugina in silenzio le questioni non dette,

- tutti arrivano a dire ciò che non pensano,

- la relazione s’interrompe.

 

Da tempo Daniela e Marco percepivano, ognuno per conto proprio, che fra loro stava innalzandosi una barriera di freddezza. Già sposati da molti anni, era arrivato il tempo di chiedersi: «che ne è del nostro amore?». Ma chiederselo così apertamente e per di più guardandosi negli occhi suscitava in entrambi ritrosia; farlo, sembrava a loro una smanceria da giovani innamorati non più adatta alla loro mezza età. Meglio svicolare su temi più innocui: il problema dell'orario di rientro di lui a casa (sempre troppo tardi, secondo lei) e delle visite rituali alla suocera (troppo frequenti secondo lui). Su questi problemi più che discutere brontolavano, semmai con qualche piccola allusione al caratteraccio altrui. Ma tutti e due sapevano bene che non era qui il nocciolo della questione. E infatti dopo tanto parlarne, non ne era uscito un ragno dal buco, per cui neanche di quei problemi ne parlarono più. 

 

Tacitata alla fonte la voglia di confidarsi, ognuno inizia a rielaborare in proprio il disagio che continua a «girare per la testa» e si arricchisce di nuovi dettagli, presi dalla storia comune o forse solo fantastici e soggettivi. 

 

Ed ecco il botto. Marco: «Sei una capricciosa! Hai solo per la testa tua madre e tua sorella!». Daniela: «E tu non pensi che al tuo lavoro e chissà cosa fai tutto il tempo con quella segretaria da due soldi! Non credere sai? Non sono ingenua come credi?». Loro non ci credono davvero, ma Marco e Danielasi trattano come se davvero fossero l'una capricciosa e l'altro un donnaiolo! Siamo del tutto lontani dal vero argomento che é nel loro cuore.

 

Quando non si vuole o non si può esprimere all’altro il vero contenuto del proprio cuore, ognuno rimugina in sé a ruota libera e poi riversa sull'altro il prodotto, avariato e non attendibile, di tanta rimuginazione fino a dire cose che non pensa neanche. Si arriva, così, a trasmettere un messaggio in cui neanche l'emittente si riconosce. Si riversa sull'altro il negativo e ci si astiene dall'esprimere ciò che in positivo si vorrebbe.

Dentro alla schiuma tossica avviene un dialogo di vere e proprie bugie; fatto con ardore ma sul quale nessuno sarebbero disposto a giurare una volta usciti dalla schiuma. Intanto, la voglia di incontrarsi ha perso le parole per esprimersi. E subentra la progressiva estraniazione.

Ma a questo punto ritrattare la bugia diventa difficile perché, arrivati così in là, ne verrebbe compromessa la reputazione oltre che il pudore. Sarebbe cedere, farsi vedere deboli, darla vinta, esporsi a nuove delusioni. Di fatto è la via della soluzione ma adesso non c’é la voglia di percorrerla e se uno dei due lo fa, l’altro si irrita (non é raro che nel clima della schiuma tossica le offerte di intesa di uno siano dall’altro/a interpretate come violenza o ricatti affettivi).

La reticenza non é attribuibile solo a motivi inconsci. Basta una spiegazione più semplice. A volte (e più spesso) scegliamo di non esprimere il nostro cuore (il cui contenuto, però, continua a farsi sentire) per un pudore nei nostri stessi confronti. Diciamo che abbiamo paura di dire le cose come stanno perché l'altro può non capire, giudicare, offendersi. Pensiamo che la ritrosia sia addebitabile alla paura del giudizio altrui (che, guarda caso, non è un nemico ma un familiare!). 

La vera ragione è che noi non reggeremmo a tanta tenerezza. Siamo, noi, i primi a vergognarci se con le nostre orecchie sentissimo le nostre parole di affetto. Ci ritroveremmo in un ruolo vergognoso alla nostra stessa vista. L’altro non c’entra. Se Marco dicesse chiaramente che a lui sua moglie piace ancora diventerebbe rosso, forse si sentirebbe meno maschio: meglio dirle che lei perde tempo con sua madre. Si sostituisce l’affetto con comunicazioni impersonali o addirittura errate. Non avendo il coraggio di dire «mi manchi» si dice «non ci sei mai». Non riuscendo a dire «sono arrabbiato con te» si dice «oggi ho il mal di testa».

 

Il figlio di Daniela e Marco si chiama Gianni. Neanche a lui mai diconociò che hanno nel cuore («che effetto ci fa averti come figlio?»). Una sera Gianni rientra tardi e Marco telefona all'amico dove il figlio aveva detto di andare. Si sente dire: «é due giorni che non lo vedo». Le rimuginazioni silenziose del padre incominciano: Gianni é diventato un bugiardo? Il padre insospettito incomincia a sbirciare il figlio con la coda dell'occhio, tienela lista delle stranezze di Gianni, fino a ridursi a frugare di nascosto nel suo zainetto. Verso il figlio sente la fiducia vacillare e verso di sé la pena per essersi ridotto a fare il detective(più o meno è la ripetizione di quello stato già provato con sua moglie a proposito degli orari di lavoro e delle visite alla suocera.)

Di questi sentimenti avrebbe potuto farne parola a Gianni, dirgli il suo dispiacere. Che per lui è importante dare e avere fiducia... Ma anche questa volta ha tenuto tutto dentro e, senza mai parlare con Gianni, per alcuni giorni elabora la sua paurae rabbia. Finché tira le somme: mi imbroglia davvero e..... forse sta prendendo una brutta piega.... forse frequenta cattivi compagni..... non sarà che si droga anche lui? 

La schiuma tossica sta montando: quando a tavola Gianni tace, Marco pensa che gli stia nascondendo qualcosa. Quando parla, pensa che lo faccia per deviare dai veri discorsi. 

Ed ecco il botto. Dopo alcuni giorni, un fatto banale: a tavola, Gianni rovescia la bottiglia del vino. Il padre scoppia in escandescenze e dice al figlio che é un gran cretino. La schiuma spumeggiante dei suoi pensieri gli ha fatto dire ciò che neanche lui crede. Poteva evitarlo se alcuni giorni prima avesse avuto la «spudoratezza» di dire a Gianni la sua paura di un’armonia minacciata. Ma é troppo tardi: non gli rimane che dire la bugia del cretino. Ma Gianni non può sapere che il padre gli sta dicendo cose che neanche lui pensa. Prenderà quella bugia per verità.

 

Se non impariamo a comunicare i nostri veri stati d'animo, ne comunichiamo altri bugiardi che si rivolgeranno contro di noi buttandoci nell'isolamento.

Succede così, che si arriva a litigare, non per astio ma pertimidezza diamorenon detto.
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