La rivista 3D e l'ISF a una svolta significativa



Alessandro M. Ravaglioli
Tredimensioni 8(2011)1. 4-12



Tredimensioni (3D) è l’espressione dell’Istituto Superiore per Formatori (ISF).
Con approvazione dei nuovi statuti da parte della Congregazione per l’Educazione Cattolica (3 Agosto 2010), l’Istituto Superiore per Formatori (iniziato nel 1977 con il nome di «Scuola per Educatori»), assume la struttura universitaria organizzata su due cicli, secondo la formula cosi detta del «3+2»

 

Tredimensioni e il suo retroterra vitale

3D, così come dichiarato nell’editoriale del numero di esordio (2004), si rivolge soprattutto agli educatori. Da un lato, agli educatori specializzati: psicologi, assistenti sociali, insegnanti di scuola, direttori spirituali, responsabili di comunità, e così via. Dall’altro, agli educatori di fatto, quelli promossi tali sul campo dalla vita stessa, nelle sue circostanze e combinazioni, per educare, formare, accompagnare – specialmente giovani o giovani adulti – ad affrontare le sfide che la vita pone loro, prima o poi, inevitabilmente. Questo tipo di educatori, almeno virtualmente, lo si è un po’ tutti!

La rivista non è sorta dal nulla. È partita da un’impostazione di fondo e una storia vissuta. Il retroterra è dato, anzitutto, da una visione antropologica articolata, complessa, fondata – almeno per propensione intenzionale e per sforzo di apertura dialogica – su basi interdisciplinari, e che trova la sua origine in una precisa precedente matrice, l’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana di Roma. In secondo luogo, proprio tale visione ha segnato in profondità il solco su cui si è innestato e radicato un progetto, concretizzandisi ben presto in un percorso formativo ben preciso. Sviluppatosi nel tempo, per tappe cronologiche e vari passaggi evolutivi, questo progetto, che si è fatto percorso e si è incarnato in metodo, ha ormai assunto – va detto senza alcuna enfasi – il profilo di una storia. Nel già citato primo editoriale della rivista, intitolato «Un inizio già iniziato», nel suo incipit veniva esplicitato con estrema nettezza e  chiarezza: «Siamo un gruppo di psicologi e psicoterapeuti che lavorano nel campo della formazione umana e cristiana. […] Questo cammino iniziò nel 1977, anno d’avvio del nostro centro di formazione che allora si chiamava Scuola per Educatori […] La nostra radice culturale è l’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana di Roma»1.

 

Una svolta significativa
Recentemente (3 agosto 2010), la Scuola per Educatori, poi dal 1997 Istituto Superiore per Formatori, piccolo mondo pulsante e serbatoio di risorse della stessa rivista che abbiamo in mano, è stato protagonista di una nuova svolta. Infatti, le autorità competenti – quelle che sovrintendono la Pontificia Università Gregoriana e, in ultima istanza, la Congregazione per l’Educazione Cattolica – hanno ufficialmente approvato il nuovo statuto dell’Istituto Superiore per Formatori che gli consente, ora, di adeguarsi alle disposizioni sancite dal cosiddetto Processo di Bologna. Rispondendo ai necessari requisiti, da questo momento può entrare, a buon diritto, a far parte delle istituzioni di istruzione superiore riconosciute dall’Unione Europea come idonee a rilasciare i gradi accademici, corrispondenti ai primi due dei tre complessivamente previsti: la laurea generica e la laurea magistrale. Tali gradi godranno, quindi, di una validità estensibile a tutti i Paesi che hanno aderito al Processo di Bologna, cioè una validità ampia perlomeno quanto lo sono i confini europei.

 

Un po’ di storia: 1977-1997-2010

2010 – 1977 = 33.  Sono gli anni vissuti dall’Istituto Superiore per Formatori dal suo inizio fino ad oggi.  Per i primi venti, si è chiamato Scuola per Educatori. Quanto mai piccola realtà formativa, messa in piedi da don Alessandro Manenti di Reggio Emilia con l’appoggio di un ristretto manipolo di docenti (4) a cui aderiva un limitatissimo numero di studenti (3), nei primi tre anni di esistenza ha persino faticato a trovare una struttura stabile ove svolgere i suoi corsi estivi. Smise i panni di scuola senza fissa dimora nell’estate 1980, quando si trovò una sede (Torrazzetta) a Borgo Priolo (Pavia).

Con il passare del tempo, crebbe il numero di diplomati italiani provenienti dall’Istituto di Psicologia della Gregoriana. Questo comportò maggior disponibilità di personale che potesse seguire i candidati alla Scuola negli impegnativi colloqui di crescita  (tali colloqui proseguivano – così come avviene ancora oggi – con frequenza e cadenza sistematica anche negli anni successivi). Non solo. Tale aumento garantiva anche un di più di personale docente per i corsi estivi e di supervisori dei tirocini pratici dei singoli studenti. Nell’estate 1988 si pervenne così alla determinazione di dilatare il numero chiuso dei partecipanti (in pratica, potenzialmente raddoppiarlo), e si aprì una seconda sezione. La sua sede fu trovata in Umbria, a Fossato di Vico (Perugia), località quanto mai funzionale per gli iscritti provenienti da Roma e dalle regioni dell’Italia centrale, e lì rimase fino al 2001. Dopo qualche anno di nomadismo, sempre in terra umbra, dall’estate 2006 si è ritrovata la condizione di una serena stabilità a Foligno. Nel medesimo periodo, dopo tanti anni, il cambiamento di sede lo ha anche vissuto la storica sezione di Torrazzetta, che ha trovato una nuova e accogliente  sistemazione a Bovegno (Brescia), in Val Trompia.

 

Sviluppi istituzionali
A parte queste novità di raddoppio di sezioni a fine anni ’80 e di cambiamenti logistici nella prima decade del nuovo millennio, un momento particolarmente importante del nostro cammino di Istituto, preparato da oltre 13 anni di esperienza e di lavoro formativo, favorito anche dalle richieste e dal sostegno dei nostri stessi ex-alunni, è stato quello della presa di contatto e l’avvio di un dialogo con la Congregazione  per l’Educazione Cattolica agli inizi degli anni ’90 (18 maggio 1991).

Una volta stabilita la relazione, sono scaturite tappe significative. La prima, la stesura dello Statuto (1992). Poi, la convenzione di sponsorizzazione con l’Istituto di Psicologia dell’Università Gregoriana (11 dicembre 1992). La terza, l’elezione e la costituzione del primo Consiglio di Istituto (5 gennaio 1993). A conclusione di queste tappe: il decreto di erezione della nostra scuola a Istituto Superiore per Formatori, e l’approvazione ad quinquennium dello Statuto (successivamente rinnovata) firmati dal card. Pio Laghi in qualità di Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica.  Decreto, approvazione e firma – datati 15 aprile 1997 – siglavano l’accoglienza ufficiale della nostra piccola realtà formativa da parte della Chiesa. L’iniziativa, partita vent’anni prima, quanto mai circoscritta e limitata a piccola esperienza di buona volontà, ma pur sempre di un gruppo privato, veniva riconosciuta come valida e utile per la Chiesa. Ciò costituiva certamente motivo di conferma e di garanzia dell’opera intrapresa e portata avanti fino ad allora. Ancor più, recava, come conseguenza, un’accresciuta responsabilità e lo stimolo ad un maggior impegno nel proseguire l’opera con maggior slancio di dedizione e, se possibile, di serietà e di rigore2.

 

Sviluppi scientifici
Con una certa regolarità, per la collaborazione tra gli insegnanti dell’Istituto, i docenti dello stesso Istituto di Psicologia della Gregoriana e gli ex-alunni, è stato possibile organizzare momenti costruttivi di dialogo, di confronto di esperienze, di aggiornamento.

A prescindere da iniziative a livello di gruppi regionali, cui hanno preso parte diversi ex-alunni e alcuni docenti, nel volgere del tempo si sono tenuti cinque convegni di studio aperti a tutti gli ex di entrambe le sezioni. Il primo convegno, sulla direzione spirituale (Torrazzetta 1985). Il secondo, focalizzato soprattutto sulla visione antropologica interdisciplinare delle «tre dimensioni» (Torrazzetta 1991). Il terzo, sul tema dell’accompagnamento (Ariccia, 24-27 aprile 1997). Questo convegno – vale la pena ricordarlo – si caratterizzò, da un lato, per la presenza e la partecipazione dello stesso Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, che pochi giorni prima aveva siglato con la sua firma il decreto di erezione del nostro Istituto. Dall’altro, si giunse anche alla sostanziale stesura di un testo – Oltre la diagnostica verso l’accompagnamento –, poi ripreso e ritoccato in vari collegi docenti, che, nella sua versione definitiva (2002), costituisce ormai la piccola magna carta della messa a punto di un metodo di accompagnamento delle persone nel loro cammino umano, cristiano, vocazionale, che mira alla maturazione e integrazione psico-spirituale del soggetto preso nella sua interezza. Il quarto convegno, sulla formazione vocazionale interdisciplinare (Ariccia, 30 agosto-3 settembre 2000), svolgendosi nel corso del grande Giubileo del 2000, comprese in sé anche il pellegrinaggio alla tomba di San Pietro. Il quinto, sull’identità sacerdotale e religiosa (Sassone/Ciampino, 1-4 settembre 2004), durante il quale fu proposto, tra l’altro, un bell’affondo sulla necessità di guardare al soggetto umano non solo a partire dalle prospettive intrapsichica, interpsichica e interpersonale, ma anche secondo un modello intersoggettivo (in definitiva, è il modello che aiuta a comprendere come l’incontro con l’altro segni e trasformi anche la propria identità). Degli ultimi tre convegni, venne curata pure la pubblicazione degli atti.

A questi convegni, organizzati per diretto interessamento del nostro Istituto, vanno poi aggiunti altri momenti di studio organizzati dall’Istituto di Psicologia della Gregoriana. Tra queste iniziative, va ricordato senz’altro l’incontro con Padre Franco Imoda, S.J., sul suo libro Sviluppo umano: psicologia e mistero3 (Roma, 2-3 ottobre 1993). Inoltre, la due giorni (Roma, 26-27 marzo 2004) con il Dr. Stephen Rossetti, già direttore del Saint Luke Institute (Maryland – USA), focalizzata soprattutto sulla formazione alla maturità affettiva, sulle patologie sessuali, sulla pedofilia. Ancora, l’incontro di due giorni – Roma, 30-31 marzo 2007 – caratterizzato da due eventi: da un lato, la presenza e le riflessioni della Prof.ssa Ana-María Rizzuto, psicoterapeuta e analista didatta al Psychoanalytic Institute of New England, East (Boston-USA), sulla funzione del credere nello sviluppo personale e religioso sia da un punto di vista teorico che da quello di intervento pratico (analisi di alcuni casi); dall’altro lato, la presentazione del volume Persona e formazione. Riflessioni per la pratica educativa e psicoterapeutica4 dello stesso Istituto di Psicologia della Gregoriana. Infine, la due giorni (Roma, 26-27 marzo 2009), tenuta dal ben noto e autorevole Dr. Otto F. Kernberg, circa le organizzazioni e la leadership in un tempo di cambiamenti qual è il nostro, e, il giorno seguente, su alcune questioni cliniche e psicoterapeutiche riguardanti le personalità borderline e i disturbi gravi di personalità (per esempio, il narcisismo patologico).

Non va inoltre dimenticato che al nostro Istituto si affianca, dal 1985, la collana di pubblicazioni Psicologia e Formazione, diretta da A. Manenti e A. Cencini per le edizioni EDB. 

Non sono mancate e ancora proseguono collaborazioni tra ex-studenti. Per molti anni, poi, si è stampato e diffuso un bollettino di collegamento degli ex-alunni Ritrovarsi… per rinnovare la memoria affettiva, di cui sono stati curati almeno 38 numeri. Da qualche tempo è ormai stato sostituito dal sito ufficiale dell’Istituto: www.isfo.it.

A tutt’oggi, questa comunità conta una sessantina fra docenti e collaboratori, e un gruppo di circa 520 ex-alunni (compresi i sei purtroppo defunti) di cui 206, a partire dall’anno 1998, hanno potuto conseguire il Diploma di Magistero in Scienze per la Formazione rilasciato dalla Pontificia Università Gregoriana.
 

Processo di Bologna e Santa Sede

3 agosto 2010. Questa annotazione cronologica indubbiamente segna una nuova svolta nella vita dell’Istituto Superiore per Formatori. Infatti, come già sopra accennato, a partire da questa data, in forza dell’approvazione dello statuto da parte delle autorità accademicamente ed ecclesialmente competenti, il nostro Istituto è stato riconosciuto all’altezza dei requisiti stabiliti dal cosiddetto Processo di Bologna. Ricordiamo che si chiama così quel processo messo in moto dalla Dichiarazione congiunta dei Ministri Europei dell’Istruzione Superiore di 29 Paesi europei, intervenuti al Convegno di Bologna il 19 giugno 1999. In senso lato, può essere visto come un movimento sensibile alla costruzione di un’Europa che non si limiti ad essere soltanto l’Europa dei mercati economici. In senso più stretto, lo si può intendere come la messa in moto di un progetto che miri alla costruzione di un’Europa della Conoscenza, in grado di offrire e conferire ai cittadini del vecchio continente le competenze necessarie per far fronte alle sfide del nuovo millennio.

Naturalmente, tale scopo non lo si può pensare come sganciato del tutto dall’obiettivo di salvaguardare e potenziare la competitività del sistema europeo dell’istruzione superiore. Così, tra gli obiettivi più specifici indicati dalla Dichiarazione, ritroviamo, per esempio, l’adozione di un sistema di titoli di facile leggibilità e comparabilità. Ancora, la condivisione di un sistema fondato su due cicli principali di studio: il primo, di almeno tre anni, al termine del quale si può conseguire la laurea generica; il secondo, di due anni, espletato il quale si può ottenere la laurea magistrale. Inoltre, la costituzione e l’affermazione di un sistema di crediti didattici basato su quello degli ECTS (European Credits Transfert System), e, nel contempo, la promozione della cooperazione europea nella valutazione della qualità.

Di fronte a tanto nuovo e vasto orizzonte aperto dal Processo di Bologna, la Santa Sede non si è limitata a osservarne a distanza l’andamento, ma, tramite la Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha offerto la propria adesione il 19 settembre 2003, durante l’incontro dei Ministri per l’istruzione dell’Unione Europea a Berlino. A ciò, ha fatto poi seguito l’istituzione dell’AVEPRO – l’Agenzia della Santa Sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche –, organismo eretto da Benedetto XVI il 19 settembre 2007.

L’Istituto Superiore per Formatori, comprendendo l’importanza di non dissociarsi da un tale passaggio evolutivo, gravido di rilevanti cambiamenti per tutte le istituzioni universitarie europee – pena l’emarginazione della propria stessa presenza, il ridimensionamento delle proprie attività e il precludersi la possibilità di offrire il proprio contributo in ambito accademico-formativo –, ha ritenuto opportuno non sottrarsi alla sfida. Così, nella persona del direttore, Don Carlo Bresciani (Diocesi di Brescia), si è attivato per verificare quali fossero le condizioni necessarie per inoltrare, con qualche realistica opportunità di successo finale, la richiesta di accesso al nuovo ordinamento.

 

Rilevanza culturale

Il conseguimento delle debite approvazioni sigla, senz’ombra di dubbio, un passaggio di boa, una svolta importante e significativa nella storia del nostro Istituto.

La prima e immediata riflessione che sorge, così come era già accaduto nel 1997, è che la nuova approvazione accordata – questa volta è a firma del card. Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica – viene a dare l’incoraggiante conferma ecclesiale di un modus operandi nella formazione di formatori (pastorali, vocazionali, ecclesiali e no), al quale, oggi, si rinnova stima e fiducia anche a livelli di standard di prestazione ancora più elevati di quanto non lo fossero fino a ieri. Il riconoscimento al progetto, consolidatosi in tanti anni di attività (in totale, come contavamo in precedenza, ne sono ormai trascorsi 33), non sembrerebbe limitarsi a un grado di estrinseca formalità. Piuttosto, è legittimo pensare che esso si apra a un più che informato consenso circa il metodo adottato e applicato dal nostro Istituto nel formare i formatori.

Se è vero che l’approvazione dello statuto, dei programmi, del metodo di una realtà come quella del nostro Istituto non significhi affatto un accreditamento di predilezione o, peggio, di canonizzazione rispetto ad altri metodi, è altrettanto vero e inequivocabile che tale riconoscimento dica e segnali qualcosa.

Il riconoscimento di Istituti come il nostro viene a ribadire che una seria e compiuta preparazione, prolungata e accurata, non è da riservare solo ai docenti: quelli di sacra Scrittura, di Teologia, di Filosofia, di Liturgia, di storia della Chiesa, di Patristica, di diritto canonico, e così via. Più che mai occorre investire sulla formazione dei formatori5. Come dire, non la si può più relegare nel limbo degli hobby, degli optional, della sensibilità personale del singolo formatore. La cura della selezione e della preparazione degli educatori sembra così essere riconosciuta come uno dei modi più concreti per fronteggiare la tanto decantata sfida educativa, o – detto con espressione più cupa e pessimistica – l’emergenza educativa6.

La Congregazione per l’Educazione Cattolica, approvando Istituti Superiori per Formatori come il nostro, certamente non esenti da limiti e lacune, ma impostati su programmi interdisciplinari e metodi di aiuto esistenziale alle persone, viene di fatto a sostenere e a ribadire che occorre puntare su impostazioni pedagogiche e interventi formativi integrali e integranti, piuttosto che limitarsi a rinviare a psicologi, psicoterapeuti e psichiatri i casi difficili, i soggetti affetti da turbe e disordini di personalità, magari mossi dalla vera o presunta preoccupazione di prevenire ed evitare casi da baraccone mediatico. Educare, formare, accompagnare in prospettiva interdisciplinare e olistica le persone deve precedere il tardivo rimando a cure, terapie, medici, farmaci. Sembra dirci che l’avventura e il rischio educativi possano essere ancora assunti con slancio, fiducia e coraggio, con amore e passione, ma anche con più lucida consapevolezza e accresciuta competenza psicopedagogica. Che lavorare con le persone, per la loro crescita davanti a Dio, a se stessi e agli uomini, nonostante le fatiche, i sempre possibili fallimenti e le conseguenti cocenti delusioni rimane ancora il mestiere, o per meglio dire, il compito più bello e affascinante che si possa mai svolgere.

 

· Psicologo e psicoterapeuta. Docente di antropologia interdisciplinare, Pontificia Università Gregoriana di Roma. Già Direttore dell’Istituto Superiore per Formatori negli anni 1998-2004.

 

1 Editoriale, Un inizio già iniziato, in «Tredimensioni» 1 (2004), p. 4.
2 Per un approfondimento più dettagliato e preciso sui primi vent’anni di storia della Scuola per Educatori, si veda A.M. Ravaglioli, Scuola per Educatori: una storia, un metodo in F. Imoda (a cura di), Antropologia interdisciplinare e formazione, EDB, Bologna 1997, pp. 607-627.
3 F. Imoda, Sviluppo umano: psicologia e mistero, EDB, Bologna 2005. Originariamente l’opera era stata pubblicata dalle Edizioni Piemme, Casale Monferrato (AL) 1993.
4 A. Manenti, S. Guarinelli, H. Zollner (a cura di), Persona e formazione. Riflessioni per la pratica educativa e psicoterapeutica, EDB, Bologna 2007.
5 Si tengano presenti almeno i seguenti testi: Optatam Totius (1965), n. 5; Pastores Dabo Vobis (1992), n. 66; Direttive sulla preparazione degli educatori nei seminari (1993), nn. 48-70, in particolare nn. 57-59; Orientamenti per l’utilizzo delle competenze psicologiche nell’ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio (2008), nn. 3-4.
6 Può essere utile tenere presente il volume a cura del Comitato per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana Sfida educativa. Rapporto-proposta sull’educazione, Editori Laterza, Bari 2009.