L'amore di coppia è anche questione di valori


Editoriale
Tredimensioni 7(2010) 4-7



«L’amore coniugale comporta una totalità in cui entrano tutte le componenti della persona: il richiamo del corpo e dell'istinto, la forza del sentimento e dell'affettività, l'aspirazione dello spirito e della volontà» (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, n. 13).

Si tratta di una affermazione piuttosto forte che si richiama al principio di integrazione fede-vita: principio da considerare l'architrave della vita della famiglia. L'amore «più alto» (quello spirituale) non esclude le componenti «più basse» (quelle istintuali), quasi che l'amore oblativo debba rinnegare il richiamo del corpo e dell'istinto. Le componenti «più alte» si intrecciano con e si esprimono attraverso quelle «più basse». 

Dunque, la dimensione dei valori (quali che siano) non è il cappellino finale che si aggiunge ad un amore umano già completo in sé, non è un optionalper gente sensibile e raffinata, non è un magico tocco in più che può essere anche ignorato senza grosse conseguenze sulla qualità delle relazioni amorose. E, d’altra parte, impostare un progetto di coppia sui valori non significa invitare la coppia a volare verso cieli angelici con disprezzo dell’effimera realtà quotidiana, ma dotarsi di una idealità che serva per regolare il quotidiano.

Per questa intrinseca unità fra valori e vita vissuta, dotarsi o non dotarsi di un progetto di vita non è, per la coppia e la famiglia, una questione di gusti con conseguenze nulle sul concreto, ma su questa opzione si gioca la qualità dello stesso amore umano (e non solo cristiano). 


Senza criteri di riferimento non si può vivere
«Io credo in Dio, ma la mia ragazza no». Se questi due ragazzi intendono sposarsi, questa affermazione non può essere una semplice presa d’atto di scelte soggettive diverse, da rispettare come ugualmente valide. Quella ragazza può anche essere libera di non credere in Dio, ma se vuole vivere bene il suo amore (anche da un punto di vista solo umano) non può, scartando Dio, scartare anche la dimensione dei valori, perché l’aspetto progettuale è una dimensione intrinseca alla vita di coppia. Anche la non chiarezza su questa dimensione può essere fonte di futuri conflitti.

I valori sono parte intrinseca della vita di ogni famiglia. A seconda dei valori scelti si avrà una particolare fisionomia di famiglia. Ad esempio, se l'ideale (scelto o subito) è il modello condominio (servizi comuni, ma nell'ambito delle rispettive autonomie) questa famiglia avrà a disposizione un certo ventaglio di comportamenti corrispondenti, ma l'esperienza dell’intimità le sarà estranea perché il modello condominio non la contempla. Oppure, se il proprio coniuge è sentito come semplice estensione di sé, nella vita sessuale si potranno avere solo espressioni compatibili con questo schema utilitaristico, con l'esclusione di altre forme espressive che rimangono incomprensibili e inattuabili perché richiedono schemi più elaborati di riferimento. 

Le possibilità di movimento concreto sono vincolate dal tipo di progetto ideale che si è scelto. Di qui l'importanza pratica e la risonanza concreta dei valori che si scelgono per gestire i compiti del vivere insieme. 


La qualità del sentire
La dimensione dei valori tocca anche la qualità dell'area affettiva. Anzi, in quest’area il legame è talmente stretto da poter affermare che è proprio la qualità dei valori scelti a definire la qualità dell’affetto.

Il fascino del primo incontro durerà? Adesso stiamo bene insieme, ma domani come sarà? Ciò che stiamo vivendo è un’infatuazione passeggera o è l'inizio di un amore che resiste? 

Una risposta di garanzia viene anche dal tipo di valori su cui la coppia intende fondarsi. 

Perché l'attrazione diventi anche amore maturo, occorre che sia provvista di modalità relazionali ben precise e di un obiettivo verso cui tendere. Tre sono, dunque, gli elementi dell’amore: affettivo (= «amarsi», ossia l'insieme delle forze che motivano lo stare insieme: affetto filiale, amore genitoriale, intimità sessuale...), relazionale (= «amarsi come», ossia i modi molteplici in cui queste forze si esprimono: tenerezza, reciprocità, comunicazione, stili familiari...), finalistico (= «amarsi perché», ossia il progetto circa il «verso dove» si vuole andare insieme). Insieme perché? Per fare che cosa? Per andare dove? Va bene essere contenti di parlarsi, ma parlare di che cosa? Bellissima la voglia di aiutarsi e capirsi, ma su quali contenuti e per quali scopi esercitare questa comprensione? Un amore senza contenuti e precisi obiettivi è fuoco di paglia. Di qui, il ruolo non secondario dei valori.

Insieme per un progetto significa che la parola «progetto» definisce e qualifica la parola «insieme»: senza un progetto non si può stare a lungo insieme perché manca un elemento essenziale. L'idealità è costitutiva della relazione e non un accessorio in più per abbellire un progetto già in sé completo. È lei ad innalzare il sentimento allo statuto di affetto. Togliete l'aspetto progettuale e il rapporto è impoverito anche dal punto di vista degli affetti. 

La capacità di restare nell'amore non nasce solo dalla emotività (attrazione a stare insieme) e neppure dalla volontà (resistere nell’impegno preso), ma dal progetto comune (capacità di camminare insieme verso...). La pratica lo conferma. Quando una coppia si rompe, spesso dice: «fra noi non c'è più niente in comune». Che cosa è venuto meno? Molto spesso non necessariamente l’affetto (può capitare che gli ex diventino amanti o che agli affetti piacevoli si sostituiscano quelli spiacevoli della lotta che comunque continua a legare). Quello che è venuto a meno è il valore dell'unione: l’attrazione per una idealità condivisa. Cade il valore condiviso e… un po’ cade anche l'affetto. E, viceversa: il dis-amore non è un voltare pagina, punto e a capo, ma comporta anche una trasformazione in ciò che si è creduto e si potrà ancora credere. 


Dimmi in cosa credi e ti dirò che cosa provi
Il progetto che la coppia sceglie, quanto più è alto, tanto più affina e approfondisce la capacità amatoria. Dice uno psicologo (V. Frankl): l'amore maturo si commuove per la preziosità del tu, un tu di cui le caratteristiche fisiche o psichiche del partner non sono che l'abito esteriore. A chi è eccitato sessualmente o solo innamorato piace, rispettivamente, una caratteristica fisica o una qualità psichica del partner, cioè qualche cosa che questi «ha», «possiede». Chi ama, penetra attraverso l'abito fisico e psichico per giungere fino alla spiritualità del tu amato non paragonabile né sostituibile con altri.

Ma come è possibile cogliere la spiritualità del tu se l'io non è spirituale? 

L'amore altruista conosce emozioni inaccessibili all'amore egoista. L'avventuriero in amore non può sperimentare le emozioni superioridi chi vive un amore fedele e costante. L'amore cristiano svela meandri inesplorabili per chi prescinde dalla fede.

Ci sono tanti modi di amare: la differenza non è data dalle parole che gli amanti si scambiano, ma dalla loro disponibilità effettivaa legarsi anche nella dimensione ideale. Effettiva, cioè non solo dichiarata, ma di fatto perseguita. 

Ma attenzione: sottolineare l’importanza dei valori non vuol dire spiritualizzare troppo. Senza questa circolarità fra credere e sentire, neanche i valori e neanche il credere in quelli cristiani è una garanzia contro il fallimento del matrimonio.

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