Presentazione di Alessandro Manenti


Direttore della rivista «Tredimensioni»
 


Il perché di questo libro

L’Istituto di Psicologia dell’Università Gregoriana dopo 36 anni di vita ha sentito il bisogno di procedere su due direttive. Da una parte raccogliere i concetti fondanti del proprio approccio alla persona umana e cristiana , quelli che sembrano essere resistiti alla prova del tempo e della ricerca empirica. Dall’altra parte rilanciare tali concetti verso ulteriori piste da indagare e sviluppare.

Il secondo obiettivo, quello di individuare ulteriori sviluppi della nostra teoria, ha nel libro il posto centrale. È proprio questa prospettiva al futuro che giustifica la dedica del libro a P. Imoda perché è questa prospettiva che caratterizza il suo pensiero. Permettetemi di dire due parole in merito.
 Nella sua attività di insegnante e supervisore, e già prima che lui stesso si servisse in modo sistematico della parola mistero, P. Imoda aveva trasmesso a tutti i suoi studenti –me compreso- un metodo di indagine della psiche umana. Lo potrei sintetizzare così: primo, conoscere bene i propri principi ermeneutici di partenza; secondo, conoscere bene le differenti e a volte contrastanti  teorie sullo stesso oggetto di studio; terzo, capire l’orizzonte interpretativo proprio di quelle teorie; e quarto, mettere in interazione il nostro con quegli orizzonti, perché l’oggetto studiato trascende ogni comprensione che di esso le singole teorie possono avere. Ma questo non comporta soltanto la trasmissione di un metodo (sempre freddo seppur scientificamente corretto) ma la iniziazione ad un particolare atteggiamento di vita, ad un modo del teorico, del terapista e dell’educatore di coinvolgersi ma di rispettare, di introiettare in sé l’oggetto studiato ma anche  di trascendersi verso di essi, di scrutare scientificamente un oggetto ma anche di lasciare che sia l’oggetto stesso a rivelarsi in tutta la sua totalità. 
P. Franco sa bene anche dal suo vissuto che riflettere sulla vita e lasciare che la vita si esprima nella sua realtà di mistero non sono la stessa cosa.
Prendendo a prestito tre termini a lui cari, posso dire che con la sua attività di docente ci ha insegnato a far interagire “giocosamente” (nel senso di Winnicot) ortodossia e ortopatia e che con la sua vita ci ha dimostrato che questo gioco, i n pratica, funziona bene; per una migliore ortoprassi. La gratitudine di noi tutti è davvero grande.


Il metodo del libro

Il libro contiene contributi di vari autori ma non è una miscellanea.. Mette i nostri concetti fondanti in circolo con quelli raggiunti dalle scuole «sorelle» di psicologia del profondo e con quelli elaborati da altri settori del sapere (la filosofia e teologia) ugualmente interessati a scrutare il mistero dell’umanità. Di qui quindi il contributo di psicologi ma anche di filosofi e teologi.
Non è una miscellanea, un susseguirsi di canti a solo sullo stesso tema. Agli autori avevamo chiesto di astenersi dall’usare questa pubblicazione come una bacheca su cui pubblicizzare il loro ultimo interesse di studio. Abbiamo chiesto a loro di confrontarsi con la nostra impostazione, di iniziare con il leggere il libro di Imoda e di dirci –ognuno dalla propria specializzazione- quale è il contributo della nostra impostazione per le altre scienze e secondo loro quali sono i punti che richiedono da parte nostra approfondimento e –perché no?-  ripensamenti. In una seconda fase, ad articolo completato e prima di essere accettato per la pubblicazione, abbiamo chiesto ai singoli autori di rivedere alcune parti, approfondire altre, esplicitarne altre ancora proprio al fine di avere un prodotto finale pensato e maturato insieme anche se affidato ai singoli. Noi tre curatori, con il preside p. Healy siamo riconoscenti a tutti gli autori per la loro disponibilità a lasciarsi suggerire, confrontare e qualche volta criticare.
Dietro a ciò c’è una posizione ben chiara nel nostro Istituto: quella scienza o disciplina che si chiude in se stessa e crede di bastare a se stessa per capire la realtà umana e cristiana, in realtà parla solo di sé e non di quella realtà. È l’uomo esistente che, per essere compreso, richiede l’accoglienza reciproca e la correzione fraterna fra i saperi,  pena, per questi, di cadere in discorsi riduttivi se non addirittura deliranti. In termini un po’ desueti si potrebbe dire che nello studio dell’umano l’oggetto formale è diverso ma l’oggetto materiale è unico ed è quest’ultimo che richiede il dialogo fra gli oggetti formali. Riteniamo che questo modo di procedere sia una originalità del libro e dell’Istituto. L’hanno scorso, in una riunione di docenti, avevo ascoltato con estremo piacere quanto ci aveva detto il Rettore P. Ghirlanda e che spero di riportare fedelmente : che –cioè- senza questa continua attenzione agli altri saperi e senza una preoccupazione per una formazione integrata, umana ma anche e soprattutto cristiana,  un istituto di Psicologia alla Gregoriana non avrebbe senso.


La distribuzione dei contenuti

Quanto detto giustifica la scansione degli argomenti divisi in tre parti. Non leggo l’indice dei capitoli ma mi limito a sottolineare che la  divisione in tre parti rispecchia anche il metodo di lavoro del nostro Istituto. Per questo disegnare e concatenare i contributi in un modo che rispecchi il modo di lavorare dell’Istituto, va un grazie dovuto a tutti i docenti dell’Istituto e in particolare a p. Kiely per la sua proverbiale costanza e tenacia.
La prima parte del libro riprende molte idee di fondo della teoria della «antropologia della vocazione cristiana». Non semplicemente ripete idee già pubblicate ma le elabora in attenzione al dibattito che esse suscitano nella comunità scientifica attuale. Riteniamo infatti che le migliori idee non nascono in recinti settoriali e isolati, ma devono soddisfare al principio della coerenza interna fra tutti i saperi che appartengono a quel recinto.
La seconda parte mette quelle idee a disposizione di altri ambiti del sapere ma che sono affini a quello psicologico perché interessati allo stesso oggetto materiale (filosofia e teologia). Si è meno lontano dal vero quando, secondo il principio della coerenza esterna, un’idea che nasce in un settore del sapere è significativa per un altro settore o almeno da esso non viene contraddetta.
La terza parte raccoglie contributi sulla pratica educativa e psicoterapeutica. Questa parte non va intesa come la banalizzazione o semplificazione della teoria e del dialogo interdisciplinare. Pratica, infatti, non significa ridurre la teoria ma saperla usare per decifrare l’esistente. Non c’è miglior praticante di colui che si serve della teoria come della stella cometa che lo guida nella scoperta progressiva dell’infinita ricchezza del reale, pur sempre pronto a dare la precedenza al reale sul pensato.
Una precisazione sul sottotitolo: Accompagnamento e psicoterapia sono procedure diverse. Il termine psicoterapia rimanda a un contesto medico, di malattia o psicopatologia, mentre il termine accompagnamento (come quello di colloquio di aiuto) si pone deliberatamente in un contesto pedagogico e integrativo. Ciononostante, nel libro i due termini vengono usati in modo interscambiabile sia perché le dinamiche relazionali e i fattori di cresciuta riportati in queste pagine valgono per entrambi gli ambiti, sia perché entrambe le procedure intendono favorire una sempre migliore umanizzazione del cliente.


Il libro esce contemporaneamente in lingua italiana (presso le Dehoniane di Bologna) e inglese (Peeters di Leuven Belgio). Uscirà prossimamente in lingua coreana e portoghese (per le edizioni paoline del brasile). Non posso non ricordare il lavoro fatto dai 16 traduttori e collaboratori editoriali. Un lavoro meticoloso perché la traduzione richiedeva una competenza psicologica oltre che linguistica e una verifica, nella lingua tradotta, di tutte le fonti citate.
Dicevo (e concludo) che il libro, dedicato a P. Imoda, non è una miscellanea ma una tappa di un cammino che prosegue. La miscellanea in onore di un insegnante congeda quell’insegnante e gli apre la porta del pensionamento. La tappa del cammino, raccoglie le forze per andare avanti di più e meglio. Oggi non celebriamo un congedo ma una tappa di un cammino ancora lungo. Quindi, caro P. Franco con te innalziamo i calici, brindiamo e festeggiamo. Ma non troppo, perché con questo libro che questa sera ti mettiamo in camera ti ricordiamo che per domani e dopo domani abbiamo ancora molto lavoro da sbrigare insieme.


Presentazione del volume "Persona e Formazione"  in onore di p. Franco Imoda S.J.
Roma, 30 marzo 2007