Prolusione di Mons J. Michael Miller


Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica

Introduzione

Sono molto lieto di poter partecipare oggi a questa conferenza della Professoressa Ana-María Rizzuto, così stimata, e alla presentazione del libro Persona e formazione in onore del Padre Franco Imoda, collaboratore insigne della Congregazione per l’Educazione Cattolica e, con Padre Luigi Rulla, fondatore e poi, per molti anni, professore e preside del prestigioso Istituto di Psicologia. In particolare, è un privilegio stare qui nella mia alma mater dove, dal 1994 al 1996, ho anche tenuto un seminario nel primo ciclo della Facoltà di Teologia quando lavoravo in Segreteria di Stato. Ringrazio di cuore per il gentile invito rivoltomi al riguardo dal preside, Padre Timothy Healy, e saluto cordialmente il Rettore Magnifico Padre Ghirlanda, nonché gli ospiti distinti, i professori, gli studenti e gli amici della Gregoriana presenti in quest’Aula Magna.

Vorrei approfittare di quest’occasione per ringraziare, da parte del Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, Cardinale Zenon Grocholewski, anche la Compagnia di Gesù e la comunità accademica dell’Università per il lavoro generoso al servizio della Chiesa universale e per i buoni frutti dell’impegno nel campo della formazione attraverso l’Istituto di Psicologia. Come sapete, l’Istituto ha lo scopo di preparare specialisti in psicologia che integrano le dimensioni spirituali e psicologiche nelle varie attività apostoliche ed educative di cui sono responsabili, e di promuovere il progresso scientifico della psicologia in dialogo con le altre discipline. Vorrei anche esprimere la gratitudine, da parte della Congregazione, per la collaborazione data dall’Istituto di Psicologia al Centro Interdisciplinare per la Formazione dei Formatori.

 

L’Istituto di Psicologia e la Congregazione

Il Concilio Vaticano II ha messo in rilievo l’importanza delle scienze umane nella formazione teologica e pastorale dei seminaristi. Leggiamo nella costituzione pastorale Gaudium et spes: “Nella cura pastorale si conoscano sufficientemente e si faccia uso non soltanto dei principi della teologia, ma anche delle scoperte delle scienze profane, in primo luogo della psicologia e della sociologia, cosicché anche i fedeli siano condotti a una più pura e più matura vita di fede” . I Padri conciliari erano consapevoli del fatto che non si perviene ad una profonda conoscenza dell’uomo con la sola teologia; ci vuole il contributo delle scienze umane, alle quali la teologia stessa fa riferimento . Da parte dei seminaristi – ed altri –, lo studio delle scienze umane, come la psicologia, può aiutarli ad acquistare “la capacità di conoscere in profondità l’animo umano, intuirne difficoltà e problemi, facilitare l’incontro e il dialogo, ottenere fiducia e collaborazione, esprimere giudizi sereni e oggettivi” . Ma non era soltanto questo scopo pastorale della cura animarum che giustificava l’entrata della psicologia nel seminario ma anche, secondo i Padri, Concilio, la formazione umana e spirituale dei seminaristi e dei religiosi stessi .

Sotto l’impulso del Concilio, l’11 novembre del 1968, il Padre Pedro Arrupe inviò il documento intitolato, “Considerazioni introduttive al progetto per un nuovo Istituto di psicologia pastorale all’Università Gregoriana”, alla Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica. È la prima cartella nella positio del nostro archivio che tratta dell’Istituto. Citando l’enciclica Sacerdotalis caelibatus (24 giugno 1967) di Paolo VI, questo progetto propose che le scienze umane, innanzitutto la psicologia, potessero dare un contributo alle deficienze che, secondo le parole del Papa, derivavano “da una formazione sacerdotale che, per i profondi mutamenti di questi ultimi tempi, non è più del tutto adeguata a formare una personalità degna di un uomo di Dio” . In quegli anni turbolenti, l’apertura “all’accoglienza del contributo offerto dalle scienze psicologiche è stata anche facilitata da un senso di urgenza sorto in risposta alla crescente frequenza degli abbandoni della vocazione da parte di sacerdoti e persone consacrate” .

Allo stesso tempo, gli autori delle “Considerazioni” erano consapevoli di almeno tre difficoltà di ordine dottrinale e pratico presentate dalla psicologia nel campo della formazione: primo, il pericolo derivante dalle frequenti tendenze behavioristiche diffuse nelle scienze psicologiche e psichiatriche; secondo, la difficoltà di trovare professionisti che sanno “coordinare armoniosamente il piano della grazia e il piano della natura”  e che riescono a capire i bisogni particolari dei seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose; e terzo, la difficoltà di disporre di formatori che sanno integrare prudentemente i dati della psicologia moderna e la tradizione teologica e spirituale della Chiesa.

Dall’inizio, nonostante la sua novità nel sistema di istituzioni ecclesiastiche dell’epoca, il Prefetto del Dicastero, Cardinale Gabriel-Marie Garrone, appoggiò l’iniziativa. In questo, seguì l’esplicito desiderio di Paolo VI, che vedeva nel progetto una realizzazione dell’insegnamento conciliare sull’uso sapiente delle scienze umane nella formazione sacerdotale e religiosa . Il Cardinale manifestò il suo consenso sull’opportunità di stabilire l’Istituto proposto e sul suo carattere interdisciplinare. In un’udienza del 17 febbraio 1969, Paolo VI approvò il progetto , e nel 1971, presso la Gregoriana, ebbe inizio l’Istituto di Psicologia – e non più “di Psicologia Pastorale” – un cambiamento di nome fortemente difeso dal Padre Rulla per assicurare l’integrità e la giusta autonomia della disciplina . Ora, per più di 36 anni, l’Istituto ha dato un contributo tanto scientifico come pastorale alla vita ecclesiale.

Molte delle idee creative di Padre Rulla e della generazione fondatrice dell’Istituto sono ormai diffuse in tutta la Chiesa e nei cinque continenti. Si può sostenere, credo, che si intraveda l’influsso dell’Istituto anche nel magistero di Giovanni Paolo II. Egli ha sviluppato una sua visione comprensiva della formazione sacerdotale e religiosa in due esortazioni apostoliche postsinodali, Pastores dabo vobis (1992) e Vita consecrata (1996). “In questi documenti”, come scrisse Padre Costello, “l’approccio alla formazione sacerdotale e religiosa è dinamico, integrativo e olistico”  – come sempre insiste l’Istituto nel suo insegnamento e nella sua ricerca.

 

Psicologia e antropologia cristiana

Infatti, durante il suo pontificato, Giovanni Paolo II incoraggiava lo studio delle scienze umane come la sociologia e la psicologia. Pensava che potevano contribuire ad “una più profonda comprensione dell’uomo e dei fenomeni e delle linee evolutive della società, in ordine all’esercizio il più possibile ‘incarnato’ del ministero pastorale” . Contemporaneamente, il Papa incorporava nell’antropologia cristiana della vocazione e della formazione alcune prospettive tratte dalle scienze umane. Faceva ciò, comunque, insistendo che quando si tratta della persona nel campo delle scienze umane, occorre oltrepassare la prospettiva puramente naturale. La fede ci fa affrontare l’antropologia nella prospettiva della piena vocazione e salvezza dell’uomo .

I documenti magisteriali, quindi, non solo incoraggiano lo studio e l’uso delle scienze umane nella formazione – un fatto da non essere sottovalutato – ma anche mettono in guardia che non siano assolutizzate. Da una parte, la Chiesa assume un atteggiamento di fiducia verso le scienze umane ed esorta a mantenere con esse un clima di mutua comprensione e di dialogo. Dall’altra parte, il magistero segnala i suoi limiti, in quanto “ogni disciplina scientifica non potrà afferrare, nella sua specificità, che un aspetto parziale del vero uomo” . I pericoli si presentano quando manca una visione globale dell’uomo “creato ad immagine di Dio, capace di conoscere e di amare il proprio Creatore”  ed anche diviso in se stesso .  Non si può negare che certe correnti della psicologia contemporanea oltrepassano i propri limiti e “si muovono sotto la spinta di presupposti antropologici non conciliabili con l’antropologia cristiana” .

Durante la sua visita alla Gregoriana il 3 novembre scorso, il Santo Padre, parlando della venerabile tradizione della coltivazione delle scienze umane presso la Gregoriana, disse:

Proprio perché tali scienze riguardano l’uomo non possono prescindere dal riferimento a Dio. Infatti, l’uomo, sia nella sua interiorità che nella sua esteriorità, non può essere pienamente compreso se non lo si riconosce aperto alla trascendenza. Privo del suo riferimento a Dio, l’uomo non può rispondere alle domande fondamentali che agitano e agiteranno sempre il suo cuore riguardo al fine e quindi al senso della sua esistenza .

Nel suo proprio insegnamento e nella sua propria ricerca, l’Istituto di Psicologia sempre ha cercato, senza compromettere il giusto metodo della sua disciplina, di assicurare una visione dell’uomo illuminata dalla Rivelazione divina. I professori e ricercatori dell’Istituto sanno bene, come ci ricordò Giovanni Paolo II, che “soltanto un’antropologia cristiana, arricchita dal contributo dei dati raggiunti con certezza dalla scienza anche in tempo recente nel campo psicologico e psichiatrico, può offrire una visione completa, e perciò realistica, dell’uomo” .

 

Formatori e preparazione nelle scienze umane

Nel 1993, la Congregazione per l’Educazione Cattolica, seguendo l’ispirazione del Papa e dei Padri sinodali, confermò la necessità per tutti i formatori di avere una “preparazione dottrinale nelle scienze umane (specialmente la psicologia)” .  Nelle sue Direttive sulla preparazione degli educatori nei seminari spiegò così la ragione per quest’insistenza: “L’educatore deve essere in grado di non illudersi e di non illudere sulla presunta consistenza e maturità dell’alunno. Per questo non basta il ‘buon senso’, ma occorre uno sguardo attento ed affinato da una buona conoscenza delle scienze umane per andare al di là delle apparenze e del livello superficiale delle motivazioni e dei comportamenti, ed aiutare l’alunno a conoscersi in profondità, ad accettarsi con serenità, a correggersi e a maturare partendo dalle radici reali, non illusorie, e dal ‘cuore’ stesso della sua persona” .

I formatori stessi, quindi, hanno bisogno di essere buoni conoscitori della personalità umana, dei suoi ritmi di crescita, delle sue potenzialità e debolezze, e del suo modo di vivere il rapporto con Dio. Ogni formatore deve avere la sensibilità e la preparazione psicologica adeguate per essere in grado, per quanto possibile, di percepire le reali motivazioni del candidato, e di discernere gli ostacoli nell’integrazione tra maturità umana e cristiana e le principali psicopatologie.

 

Esperti al servizio della formazione

Tuttavia, Giovanni Paolo II vedeva il bisogno non solo di formatori ben preparati ma anche di esperti in psicologia per servire la formazione. All’assemblea plenaria della Congregazione per l’Educazione Cattolica nel 2002, disse: “sarà opportuno curare la preparazione di esperti psicologi i quali, a buon livello scientifico, uniscano una comprensione profonda della concezione cristiana circa la vita e la vocazione al sacerdozio, così da essere in grado di fornire supporti efficaci alla necessaria integrazione tra la dimensione umana e quella soprannaturale” . Tali esperti possono offrire ai formatori una valutazione della situazione psichica dei candidati al sacerdozio o alla vita consacrata prima dell’ammissione al seminario o noviziato e anche dare un contributo per sostenere il loro percorso formativo.

Qualsiasi psicologo di riferimento nel seminario o nella casa di formazione non solo ha bisogno di una prolungata preparazione accademica e pratica, ma anche di una solida maturità umana e spirituale. Per di più, deve ispirarsi a un’antropologia che condivida pienamente la concezione cristiana circa la persona umana, la sessualità, la vocazione al sacerdozio e il valore del celibato.  Così il suo intervento può tenere conto del mistero della grazia e dell’uomo nel suo personale dialogo con Dio .

 

L’utilizzo della psicologia nei seminari e nelle case di formazione

Negli ultimi anni , l’aiuto delle competenze psicologiche viene utilizzato praticamente dappertutto nel mondo nell’ammissione e nella formazione dei seminaristi e dei religiosi, maschili e femminili. Questo fatto si conferma nelle rationes nazionali delle varie conferenze episcopali come quella italiana e quella americana  e nei progretti di formazione delle comunità di vita consacrata. L’intervento degli psicologi viene integrato nel quadro della formazione globale della persona, così da assicurare la salvaguardia del valore irrinunciabile dell’accompagnamento spirituale secondo la tradizione ecclesiale. L’anno scorso, i vescovi italiani hanno approvato, nella terza edizione della loro Ratio, ciò che segue – qualcosa di impossibile da immaginare prima del Concilio Vaticano II:

Nell’ambito della formazione umana dei seminaristi, può essere utile l’intervento degli psicologi. Tale intervento non è finalizzato direttamente al discernimento della vocazione, compito che spetta agli educatori del seminario, ma all’individuazione e alla crescita di quegli aspetti della personalità che permettano al candidato di accogliere in pienezza e libertà la vocazione .

Ormai è comune in molti paesi, nella fase del discernimento iniziale, l’aiuto di esperti nelle scienze psicologiche per la diagnosi, qualora ci fosse il dubbio della presenza di disturbi psichici. Al riguardo, la prassi italiana è tipica: “È opportuno che la possibilità di un’indagine e valutazione psicodiagnostica sulla propria personalità sia offerta a tutti [i candidati], nel rispetto della libertà di ciascuno, all’inizio del cammino formativo” . Successivamente, nel periodo della formazione, se necessario – si casus ferat , il ricorso ad esperti nelle scienze psicologiche, oltre a rispondere alle necessità generate da eventuali crisi, può essere utile a sostenere il candidato nel suo cammino verso una più sicura maturità umana e spirituale. Quest’itinerari di sostegno e crescita devono essere messi a disposizione di coloro che ne facciano richiesta o proposti dagli educatori a quanti, a loro giudizio, ne avessero bisogno .

 

Conclusione

Oltre il contributo dell’Istituto alla formazione, è d’obbligo anche notare i suoi sforzi lodevoli nel campo del dialogo interdisciplinare con le altre scienze come la teologia morale, il diritto canonico, la filosofia, eccetera. Grazie alla visione dei fondatori, i professori versati nella psicologia devono essere dotati anche di un’adeguata formazione teologica ed essere capaci di affrontare le questioni epistemologiche a livello dei rapporti tra fede e ragione . Ogni disciplina partecipa in questo dialogo secondo il proprio metodo, ammettendo i propri limiti legati al loro metodo empirico, per poi, come dice Giuseppe Versaldi, “confrontare e allargare le ‘verità’ di ciascuna e arrivare a una antropologia integrata proprio con il contributo di tutte queste scienze” . La prospettiva dell’Istituto riconosce che non è il cosiddetto metodo empirico che ci conduce alla pienezza della verità sulla persona umana, benché sia collocato dentro i suoi limiti. I suoi professori entrano in discussione con altri, cosa non sempre facile, convinti di una visione antropologica aperta “ai valori e significati che trascendono il dato immanente e che permettono all’uomo di orientarsi verso l’amore di Dio e del prossimo come sua ultima vocazione” .

Per concludere, vorrei ancora una volta esprimere, da parte della Congregazione per l’Educazione Cattolica, la stima e la gratitudine all’Istituto di Psicologia, per il suo apporto così lodevole al bene della Chiesa e della società. Innanzitutto, mi congratulo con il Padre Franco Imoda per il suo lavoro instancabile, generoso e sempre così umile, con tutti i professori e coloro che collaborano con l’Istituto, in particolare oggi con la Professoressa Ana-María Rizzuto, autrice di numerosi studi pregevoli sulla psicologia della religione. Auspichiamo che le scienze umane studiate in tutta la Chiesa diano un contributo sempre più incisivo alla conoscenza della persona umana e all’edificazione della civiltà dell’amore.

Che il Signore benedica il vostro impegno e apra sempre nuove strade di ricerca e di servizio!

Grazie e auguri a tutti voi.

 

Presentazione del volume "Persona e Formazione"  in onore di p. Franco Imoda S.J.
Roma, 30 marzo 2007