Un inizio già iniziato


Editoriale
Tredimensioni 1(2004) 1-8  


Siamo un gruppo di psicologi e psicoterapeuti che lavorano nel campo della formazione umana e cristiana. I nostri nomi sono nell'elenco del comitato editoriale e gruppo collaboratori pubblicato in questo primo numero della rivista.

Questo cammino iniziò nel 1977, anno d'avvio del nostro centro di formazione che allora si chiamava Scuola per Educatori e che dal 1997 ha preso il nome di Istituto Superiore per Formatori. Di questo centro diamo notizia in altra parte di questo numero. La nostra radice culturale è l'Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove si è formata la maggior parte di noi.

Alle spalle abbiamo anni di condivisione culturale e aggiornamento reciproco ma soprattutto molte ore di counseling, psicoterapia, colloqui di crescita, direzione spirituale, attività di discernimento, supervisione, ruoli di responsabilità educativa.

 

La nostra proposta

Studiare la psyche…

Il che è dire tutto e niente. Quindi, in specifico, studiare:
- i percorsi (anche inconsci) che la persona segue per formarsi un'identità individuale alla quale rifarsi per dare unità e continuità alla poliedrica cronaca della sua vita (approccio strutturale),
- le strategie (anche su base affettiva oltre che razionale) per intessere legami con il mondo esterno in modo da sentircisi a proprio agio (approccio psicodinamico),
- gli itinerari per formarsi quel bagaglio essenziale di punti fermi indispensabili per vivere, inclusi quelli che riguardano il rapporto con Dio (approccio finalistico).

per farla vivere

Ossia, elaborare una relazione educativa che permetta alle persone di rapportarsi al proprio mondo interiore come opportunità di sviluppo anziché peso da subire.

Con una formula sintetica: la rivista studia la personalità umana secondo un approccio di psicologia del profondo nel quadro dell'antropologia cristiana.

 

Per gli educatori

Per noi, educatore è colui che ha l'abilità di capire e far capire quali forze psichiche sono realmente in gioco negli eventi della vita (dunque è un buon psicologo) ma, anche, ha l'arte di trattare e insegnare a trattare quegli eventi come occasioni per percepire meglio la ricchezza dell'espressione «vivere da uomini/donne» (dunque un buon maestro di vita).

I nostri interlocutori sono, perciò, di due tipi:

- gli educatori specializzati (psicologi, consulenti individuali e di famiglia, assistenti sociali, insegnanti di scuola, direttori spirituali, responsabili di comunità...)

- quelli che sono educatori perché per esigenze di vita si ritrovano a interessarsi della crescita altrui e devono fondare su criteri più garantiti quella generosità con cui già si affiancano all'altro per aiutarlo in un tratto di cammino (genitori, medici, avvocati, volontari...).

Secondo noi, chi si avvicina all'altro con intento educativo non si dovrebbe limitare all'aggiornamento sulle più recenti tecniche d'intervento ma dovrebbe affinare l'intuito a decifrare il modus vivendi di chi aiuta, per incontrano dove realmente quello si trova e accompagnarlo ad andare dove consapevolmente sceglie di andare.

 

Offriamo e chiediamo

Offriamo un lavoro condiviso

La maggioranza degli articoli sono scritti a più mani perché frutto di un pensiero reciprocamente formulato e corretto prima di diventare messaggio scritto. Anche quando firmati da un solo autore, non costituiscono mai un «canto a solo» ma il loro contenuto è stato oggetto di confronto con gli altri responsabili della rivista o almeno con quelli più direttamente competenti del tema in questione. Ciò per due ragioni. Primo, perché la rivista vuole presentarsi con una sua proposta condivisa e unitaria anziché essere una bacheca dove affiggere opinioni personali su tematiche alla moda. Secondo, perché la proposta, prima di essere pubblicata, va testata e precedentemente sperimentata come efficace. Scrivere un articolo per formatori non è come scrivere un articolo di critica letteraria o di storia con ricadute minori sulla qualità della vita dei lettori. Semmai è come scrivere un articolo per gli ingegneri, nel quale le indicazioni date per costruire un muro devono essere supportate dalla previa garanzia che il muro non crollerà, con la non piccola aggiunta che nel nostro caso il materiale con cui lavoriamo è carne viva.

Il tutto verrà proposto in quattro sezioni:
- Editoriale: conquiste, prospettive e problemi aperti nella riflessione e prassi educativa.
- Teoria: i principi ispiratori dell'arte psicologica in dialogo con le scienze limitrofe.
- L'educatore al lavoro: buone prassi da rielaborare e diffondere raccolte dall'esperienza degli operatori sul campo.
- Abbiamo letto per voi: un libro presentato in dettaglio, nella sua tesi di fondo e rilevanza educativa.

Chiediamo

Visto il concetto di formazione che abbiamo in mente, riteniamo utile l'incontro dialogico fra scienze psico-pedagogiche e discipline teologiche-spirituali. Ci piacerebbe ospitare interventi di queste ultime sul loro modo di analizzare il vissuto e proporre mediazioni fra il reale e l’ideale. Loro studiano l'ideale che illumina l'esistente. Noi lavoriamo sull’esistente per aprirlo all'ideale. Ci piacerebbe un incontro delle due prospettive nel luogo dove si svolge la vita.

 

Associamo, senza confonderle, due parole: psicologia e spiritualità

Gli psicologi scalpitano: temono indebite interferenze e precomprensioni ideologiche di una realtà psichica che deve invece essere accostata e rispettata nella sua neutralità. Gli spiritualisti pure: temono che il vecchio adagio «la grazia presuppone la natura» sconfini nel ridurre tutto a natura.

In che senso, allora, una rivista psico-spirituale?

Il nostro approccio è di psicologia dinamica: l'io umano è segnato da un insieme di forze a lui inerenti (e quindi non riconducibili solo all'apprendimento o all'ambiente) e fra loro differenti (ma non necessariamente opposte anche se tali possono diventare). Queste forze esistono in lui a differenti livelli di consapevolezza e inconsapevolezza. Il loro terreno di confronto è la vita quotidiana con risultati più o meno benefici per la qualità della stessa. Sono forze che, una volta attivate, permettono di avere con la realtà interna ed esterna un rapporto sincero o artefatto, goduto o sofferto, sano o patologico. Queste forze sono alla base del nostro muoverci, non muoverci e muoverci in un certo modo piuttosto che in un altro. Condizionano pertanto il nostro benessere psichico e la loro cattiva gestione fa nascere problemi psicologici.

Però, per vita quotidiana e realtà non intendiamo soltanto ciò che immediatamente ci tocca, l'«interno a noi» e l'«intorno a noi» immediato. La dimensione dei valori e del progetto è altrettanto concreta e reale; al nostro benessere integrale contribuisce anche il «verso dove» e l'«oltre» al quale aspiriamo (e che in termini cristiani è anche l'«Oltre» che a noi si rivolge come Parola e Persona). È anche questo il terreno di confronto delle nostre forze psichiche. È qui che entra la parola «spiritualità». Non come segnalazione di una dimensione che astrae e distrae dal vissuto ma come terreno di confronto per quelle stesse forze dell'io che regolano il benessere della persona.

Perciò, le esigenze di funzionamento globale dell'io sono, congiuntamente, psico-spirituali. Chi sono? Chi sei? Per chi? Per cosa? A qual fine? Chi è il mio amore sommo? A chi appartengo? Chi mi salverà?... sono domande ancora psichiche perché dal loro porsi o non porsi dipende la vitalità dell'io, ma la loro risposta definitiva non può prescindere dalla spiritualità.

Il campo delle questioni ultime sul senso e sul fondamento non è successivo a quello psichico né da esso avulso, ma in questo (spesso) ultimamente significato e (spesso) di quelle ultimamente risolutivo. Mentre elaboriamo il nostro essere nel mondo ci costruiamo anche come persone spirituali. Nessuna mescolanza, bensì ricerca di possibili convergenze e diversità fra dimensioni diverse ma comunque dell'unico e stesso io.

Di qui la nostra idea che il formatore sia un agente psico-spirituale, perché il suo modo scientifico di pensare e trattare la vita altrui condiziona - con terribile responsabilità - anche il progresso o regresso come persona di chi a lui ricorre.

 

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